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13 Febbraio 2018

"Una rivoluzione culturale dei servizi per le persone con disabilitą"

La risposta del candidato del centro-sinistra, Giorgio Gori, alla lettera aperta inviata da LEDHA in vista delle elezioni regionali. "Non pił servizi concepiti come servizi a parte, ma palestra di sperimentazione"

Caro Presidente,

Ci tengo a ringraziarti per il costante lavoro che svolgete quotidianamente e per il ruolo di stimolo che avete deciso di svolgere in questa campagna elettorale.

Le istanza sollevate dalla Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità sono per me paradigmatiche. La Lombardia che ho in mente è una Regione capace di tenere insieme competitività e inclusione, sviluppo e solidarietà. Per questo motivo, nel programma con cui ci presentiamo agli elettori, accanto a una serie di proposte dedicate a lavoro e sviluppo economico si trovano altrettante ipotesi di intervento dedicate alle politiche per l’inclusione a tutti i livelli.

Crescita e inclusione devono camminare insieme, nella consapevolezza che la capacità estendere a tutti opportunità di sviluppo è essa stessa una delle chiavi della competitività.

In questo senso, condivido pienamente le questioni che ponete nella lettera che avete rivolto a noi candidati. La Lombardia, come giustamente dite, è una Regione in cui sul tema delle politiche per le disabilità non si parte da zero. E anche se il tema principale non sono le risorse, io ritengo che ci sia molto da fare per rispondere pienamente ai bisogni delle persone con disabilità residenti in Lombardia.

Il sistema di servizi della Regione Lombardia raggiunge attraverso i diversi enti e servizi accreditati nel sistema socio sanitario, circa 23.000 persone con "disabilità complesse", a fronte delle 33.000 residenti in Lombardia. Un sistema di servizi in gran parte gestiti da enti del terzo settore (cooperative sociali, fondazioni ex IPAB, enti religiosi e associazioni) e in parte da servizi pubblici in capo prevalentemente ai Comuni. Negli ultimi dieci anni il numero di persone inserite nei servizi diurni è triplicato, ma nonostante questo le unità di offerta sono sempre sature e crescono le lista di attesa, di conseguenza parte dell'onere assistenziale, da un punto di vista concreto e economico, ricade sulle famiglie attraverso il lavoro di cura dei familiari.

Bisogna governare e migliore integrazione tra gli interventi e le istituzioni, una personalizzazione dei progetti e un loro deciso orientamento verso esiti che riconoscano il "diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società con la stessa libertà di scelta delle altre persone", così come previsto e prescritto dall'articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

I nostri obiettivi in questo ambito molto sono molto precisi. Riteniamo che serva mettere in campo interventi che sappiano accompagnare e sostenere le famiglie e le persone con disabilità nei delicatissimi percorsi di passaggio presa in carico dei progetti di vita richiede: dagli interventi diagnostici, preventivi, che abilitano l’attivazione di forme di aiuto domiciliare ai neogenitori di bambini con disabilità, passando per un maggiore presidio dei momenti di passaggio tra prima e seconda infanzia e tra adolescenza e maggiore età, sino ad arrivare ad una piena inclusione lavorativa e all’autonomia abitativa.

Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo mettere in campo una vera e propria rivoluzione culturale. I servizi dedicati alle persone con disabilità non devono essere concepiti e configurati come servizi a parte, ma come una palestra di sperimentazione per le esigenze più avanzate dell’intera società.

In questo senso, i nostri primi tre cantieri di sperimentazione saranno:

  • l’apertura di un tavolo di valutazione tra Regione, Anci Lombardia e i Comuni capoluogo per verificare insieme il funzionamento dei servizi di assistenza scolastica educativa ed i trasporti specialistici. Dobbiamo garantire il pieno finanziamento di queste voci e soprattutto valutare copertura del servizio, ruoli e competenze e buone pratiche da replicare;
  • i servizi di inclusione lavorativa, ridando centralità alla programmazione dei soggetti pubblici ed introducendo gli incentivi più adatti per far sì che anche le agenzie private siano stimolate ad occuparsi davvero dei soggetti più deboli. Politiche di welfare e politiche del lavoro devono avere un coordinamento più stabile, anche per questo motivo;
  • la costruzione di progettualità a favore dell’abitare autonomo, integrato e socializzante. Progettualità da immaginare al di fuori dei contesti istituzionalizzati, valorizzando il ruolo delle famiglie e favorendo l’integrazione residenziale nei luoghi di vita ordinari.

Spero di poter contare sul vostro supporto, nell’affrontare queste tre sfide e molte altre. Ritengo che il confronto con le associazioni e le organizzazioni del terzo settore sia la base da cui partire per ricostruire un patrimonio di sensibilità e competenze che spesso mancano all’interno della Pubblica Amministrazione.

Vi invito quindi sin da ora a leggere le proposte che trovate sul sito www.giorgiogori2018.it ed inviarci le vostre osservazioni, per imparare dialogando.

All’interno delle nostre liste hanno trovato spazio diverse persone con disabilità, proprio a testimonianza che il nostro modo di intendere la partecipazione ed il confronto è legato alla creazione di spazi per l’autonomia ed il protagonismo.

Spero potrete apprezzare anche questa differenza.

                                                                                                                       Con la più sincera stima,

                                                                                                                             Giorgio Gori

 

 

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