È successo a Missaglia, in provincia di Lecco. Una sentenza importante e che farà giurisprudenza. De Luca: “Potrà essere usata in futuro dalle famiglie laddove gli Enti Locali pongano restrizioni o limiti alla frequenza di questi luoghi”.
Il Comune di Missaglia è stato condannato dalla prima sezione del Tribunale di Lecco per discriminazione per aver escluso dal Centro estivo comunale un bambino con grave disabilità. Il giudice ha riconosciuto la condotta discriminatoria del Comune di Missaglia, accogliendo il ricorso presentato dalla famiglia e da LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità ed evidenziando come in questa vicenda si sia “integrata la condotta discriminatoria (…) sulla base del disposto dell’articolo 2 della legge 67/2006”. Il Comune dovrà anche pagare un risarcimento danni di mille euro ai genitori del bimbo oltre alle spese legali.
“Si tratta di una sentenza importante, di cui siamo soddisfatti – commenta il presidente di LEDHA, Alberto Fontana -. Un risultato che ci ricorda quanto sia importante agire ogni giorno per far emergere e contrastare le discriminazioni di cui sono vittima le persone con disabilità”.
“Questa decisione costituisce un importante precedente giurisprudenziale e potrà essere in futuro utilizzato dalle famiglie, laddove gli Enti Locali dovessero porre resistenze o limiti alla frequenza di un centro estivo da parte dei loro figli con disabilità”, spiega l’avvocato Gaetano De Luca del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi.
La vicenda risale all’estate 2016 e ha visto coinvolto il piccolo Marco (nome di fantasia del bimbo, che all’epoca aveva nove anni, ndr) che soffre di un ritardo psicomotorio globale ed è riconosciuto invalido al 100%. Con la fine dell’anno scolastico i suoi genitori avrebbero voluto inserirlo nel Centro estivo comunale, per dargli la possibilità di trascorrere i mesi estivi con i suoi compagni di classe. “Già nel 2015 avevamo iscritto Marco al Centro estivo ma gli erano state garantite solo sei ore di assistenza a settimana – spiega la mamma, Romina Polone -. Nell’estate 2016, in un primo tempo il bambino era stato accettato dalla struttura, ma all’ultimo momento ci è stato comunicato che Marco non avrebbe potuto frequentare il centro perché erano in corso lavori di ristrutturazione. Erano lavori pianificati da tempo e comunque mi chiedo perché questi problemi avrebbero dovuto interessare solo mio figlio”.
L’alternativa proposta dal Comune (far frequentare a Marco un’altra struttura, assieme ad altri tre bambini con disabilità e trascorrere alcune ore nel Centro delle scuole elementari) viene rifiutata dalla famiglia. “Credo fortemente nel valore dell’inclusione – spiega Romina Polone -. Per questo volevo che mio figlio potesse avere tempo di qualità, che trascorresse l’estate con i suoi compagni di classe o con altri bambini”.
La famiglia ha deciso quindi di procedere per le vie legali, anche con il supporto del Cento Antidiscriminazione Franco Bomprezzi di LEDHA – Lega per i diritti delle persone con disabilità, per chiedere il rispetto dei diritti di Marco. In un primo momento, i legali del Centro hanno inviato una lettera al Comune, segnalando la condotta discriminatoria. La lettera però non ha sortito effetto e così la famiglia ha promosso un’azione giudiziale davanti al Tribunale di Lecco con l’assistenza dell’avvocato Barbara Legnani.
Durante l’iter processuale, inoltre, alla famiglia è anche stato proposto un accordo, con la proposta da parte del Comune di Missaglia di un indennizzo di 5mila euro. Proposta che la famiglia Polone ha rifiutato perché “non era giusto”, spiegano. “I bambini con disabilità – conclude l’avvocato Gaetano De Luca - devono essere messi nella condizione di partecipare ed essere pienamente inclusi anche nei Centri estivi, senza alcuna discriminazione rispetto gli altri bambini. In caso contrario gli Enti Locali commettono un illecito, sanzionato con il pagamento dei danni e delle spese legali”.