Il 18 dicembre 2014 ci lasciava Franco Bomprezzi. In questi 12 mesi la sua presenza č stata quotidiana, nel lavoro che tutti i giorni cerchiamo di svolgere al servizio delle persone con disabiltā.
Non siamo inclini alle commemorazioni ma è passato un anno. E ce ne siamo accorti. Senza Franco la nostra vita di persone impegnate nella costruzione di un mondo migliore per tutti, e quindi anche per tutte le persone con disabilità, è sicuramente più faticosa. Ci manca la sua amicizia, lo scambio continuo di idee ed esperienze. Ci mancano i suoi pensieri e le sue parole, nelle riunioni, nei convegni, alla radio e in televisione ma, forse di più, negli articoli, sui giornali, siti e sui social network.
Un anno in cui però abbiamo visto, con meraviglia, vedere realizzarsi alcuni dei suoi progetti. Alcune delle sue idee hanno preso forma. Nell'anno che abbiamo alle spalle le "nostre" Istituzioni hanno lavorato insieme e insieme a noi, per rendere Milano e la Lombardia capaci di accogliere al meglio i visitatori con disabilità provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo per EXPO 2015. La nostra città e la nostra regione, almeno per quest'anno, si sono trasformati in uno straordinario laboratorio dell'inclusione, in un modo che forse neanche Franco, sognatore per eccellenza, avrebbe potuto prevedere. Girando per EXPO e per la città, ogni volta che si incontrava una famiglia o un gruppo di amici, con una persona con disabilità, non poteva scappare un pensiero e un sorriso pensando che quella presenza era possibile grazie al lavoro svolto da Franco negli ultimi anni della sua vita, bussando a tutte le porte e cercando di convincere tutti gli interlocutori che la scommessa di EXPO accessibile doveva essere prima assunta e quindi vinta.
Non è stato solo un anno bello e impegnativo, per via del lavoro in più per EXPO. È stato anche un anno difficile, in cui abbiamo visto aumentare le segnalazioni di problemi e di discriminazione, con pericolosi arretramenti sulla bontà stessa dell'idea di inclusione sociale, persino nel campo della scuola, oltre che in quello del lavoro, della mobilità e della vita indipendente. Un anno in cui però abbiamo visto come le nostre iniziative di promozione e di tutela sono sempre più considerate significative dalle persone con disabilità, dai loro familiari e dalle nostre associazioni. Anche il Centro Antidiscriminazione era uno dei progetti di Franco ed è stato naturale intitolarlo a lui. Non alla sua memoria, ma alla sua presenza.
Perché è vero che è stato un anno senza Franco. Ma è altrettanto vero che è stato un anno in cui la presenza di Franco è stata quotidiana, nel lavoro che ogni giorno cerchiamo di svolgere a servizio dei diritti delle persone con disabilità, a servizio di una umanità migliore. L'umanità che Franco ha espresso nei suoi mille incontri e relazioni e che oggi ci troviamo, insieme a tanti altri, a considerare come nostra eredità e responsabilità.