Più attenzione alle condizioni di vita delle persone. È la richiesta di numerose organizzazione del Terzo settore in un documento inviato ai consiglieri regionali nel percorso di riforma del sistema sociosanitario.
“La salute non è solo un fatto sanitario, ma soprattutto sociale e relazionale”. È uno dei passaggi chiave del documento redatto dal Forum del terzo settore Lombardia sulla riforma del sistema socio sanitario regionale. Il documento “Dal Welfare delle prestazioni a quello della presa in carico” è stato inviato alla Giunta Maroni e a tutti i consiglieri regionali, per intervenire in maniera critica e costruttiva nel dibattito in corso sul tema della riforma del sistema sanitario e sociosanitario. Un documento che mira a “coinvolgere nel dibattito sulla riforma socio-sanitaria tutti gli attori, regionali e territoriali, che organizzano e producono risposte ai bisogni sociali e socio sanitari in Lombardia”.
Il cammino di questa riforma, su cui sta lavorando il Consiglio Regionale della Lombardia, presenta un esito ancora incerto, come dimostra la presentazione di ben cinque progetti di legge presentati, oltre che dalla Giunta Regionale anche da diversi Gruppi Politici (di maggioranza e di opposizione). Il testo è già stato sottoscritto da 19 organizzazioni di terzo settore (tra cui LEDHA) che fanno parte del Forum terzo settore Lombardia o della “Consulta ecclesiale regionale delle opere socioassistenziali”. La scelta è stata quella di non partire dall’analisi dei progetti di riforma in discussione in Consiglio Regionale e di proporre un contributo originale e propositivo, che affronta i principali nodi del sistema sociosanitario.
Il punto di partenza è l'indicazione che la sostenibilità del sistema si debba misurare nella sua capacità di promuovere il protagonismo e la qualità della vita delle persone e non tanto o solo di garantire il maggior numero di prestazioni al minor prezzo.
Al centro viene posta quindi la forte richiesta di superare la frammentazione del sistema di welfare, a partire da quella storica tra Asl e Comuni. Una unità di azione che possa consentire di mettersi al fianco e di sostenere le persone e le famiglie, nei momenti di fragilità e quando sono chiamate a scelte spesso difficili. La richiesta, ancora una volta è di prestare grande attenzione a far sì che anche su questo punto alle dichiarazioni seguano puntuali le azioni conseguenti.
È necessario, quindi, che al processo della salute contribuiscano tutti gli attori che sul territorio possono favorire la socialità della persona. Gli operatori sanitari non possono essere gli unici deputati a garantire questo compito e devono essere affiancati costantemente con operatori sociali, anche nel processo programmatorio e progettuale.
“Analogamente – si legge nel comunicato del Forum - non può continuare la delega in bianco alla Giunta sulla determinazione di criteri di accreditamento, strumenti di valutazioni, indicatori di funzionamento”. Si chiede quindi che la riforma preveda in modo esplicito e vincolante il coinvolgimento e la responsabilità del Consiglio Regionale così come dei Comuni sia nella programmazione regionale come in quella territoriale.
Inoltre non si può più fare a meno dell'apporto di informazioni, idee ed esperienze delle organizzazioni intermedie e in particolare di quelle di Terzo Settore, capaci di rappresentare bisogni e diritti delle persone con fragilità e di promuovere risposte flessibili e efficaci. Il processo di riforma deve puntare a favorire la de-sanitarizzazione degli interventi sociali, promuovendo la valutazione multidimensionale e la progettazione personalizzata e globale finalizzati non al semplice “orientamento e invio” verso un servizio piuttosto che a un altro, ma al protagonismo delle persone e delle famiglie coinvolte.