Salvatore Giambruno, presidente LEDHA, scrive una lettera alla direzione di Gardaland a commento della situazione vissuta da una famiglia con persone con disabilità.
All'attenzione della direzione di Gardaland
Gentile direttore,
LEDHA ha ricevuto una lettera da parte del signor Mosconi che descrive in modo molto circostanziato una giornata trascorsa a Gardaland con la sua famiglia, che comprende due ragazzi con disabilità. Ci è sembrato un racconto emblematico ed estremamente significativo, tanto che abbiamo deciso di pubblicarlo sul nostro sito Informahandicap.it, comunicandovi ovviamente la disponibilità ad ospitare una vostra replica. Oggi ci sta a cuore rendere evidente come la situazione vissuta dal signor Mosconi non abbia comportato 'solo' fatica e disagio ma costituisca una violazione dei diritti di pari opportunità e inclusione sociale, recentemente ribaditi a livello nazionale dall'approvazione della legge n. 67/2006.
Diritto all'informazione
Come ogni altro vostro cliente le persone con disabilità hanno diritto ad una informazione tempestiva sull'organizzazione del vostro Parco di Divertimenti, sulle procedure per potervi accedere e sulla possibilità di poter usufruire delle diverse attrazioni. E' quindi fondamentale e rispettoso della dignità dei vostri clienti con disabilità che tutte le vostre 'agenzie informative' (Sito internet, call center, addetti alle biglietterie,...) siano informati sulle procedure di accesso da voi decise per le persone con disabilità.
Percorsi di accesso speciali
La determinazione di procedure di accesso speciali deve essere intesa come una serie di facilitazioni che possano mettere le persone con disabilità in condizione di usufruire con pari opportunità e dignità dei servizi e delle proposte offerte dal Parco di divertimento. In questo senso l'attenzione a fare sì che le modalità di ingresso e di accoglienza siano semplici e 'comode' non è solo una scelta di buon senso ma diviene un impegno vincolante per chi gestisce una struttura come la vostra. Avere cura che i percorsi siano brevi e ben segnalati, che eventuali (solo se strettamente necessari) ingressi speciali siano collocati nella stessa posizione di quelli ordinari, che vi sia la possibilità di poter effettuare il pagamento con le stesse opportunità riservate agli altri clienti rappresentano la traduzione concreta del rispetto del diritto a pari opportunità ormai universalmente affermato.
Il fatto di riservare biglietti sconto o omaggio alle persone con disabilità non è una sufficiente motivazione per richiedere altre 'prove' della situazione di disabilità diverse dalla certificazione pubblica: la richiesta di 'vedere' la disabilità è una pratica degradante della dignità delle persone.
Formazione del personale
La cultura dei diritti delle persone con disabilità non può essere data per scontata. Pregiudizi, paure ingiustificate, atteggiamenti pietistici sono purtroppo ancora la compagnia quotidiana di molte persone con disabilità che intendono vivere una vita sociale e di relazione piena e gratificante.
E' quindi necessario - per evitare situazioni incresciose come quelle vissute dal signor Mosconi - che il personale riceva un minimo di formazione, per evitare quegli atteggiamenti che tendono a confinare la persone con disabilità in una categoria (i malati, gli sfortunati, gli 'strani') e per favorire una relazione serena e positiva, premessa necessaria per poter poi fornire indicazioni, risposte e servizi che in genere un cliente si aspetta dal personale della vostra struttura.
Sicurezza e accessibilità
Siamo pienamente consapevoli che la normativa e la giurisprudenza in materia di sicurezza impongono obblighi molto stringenti ai responsabili di qualunque esercizio pubblico e in particolare per chi gestisce strutture come la vostra. L'assunzione di queste responsabilità non deve però tradursi in obblighi o limitazioni inutili al fine della sicurezza e non rispettosi della dignità delle persone.
La domanda è semplice: perché limitare a priori ai 'disabili' l'accesso ad alcune attrazioni?
Quale evidenza scientifica vi ha convinto che le persone con disabilità possano rappresentare un pericolo maggiore - per sé e per gli altri - rispetto agli altri clienti?
La disabilità - secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) - nasce dall'incontro (interazione dinamica) tra le condizioni di salute e i fattori ambientali e personali. In altre parole non è una situazione connessa alle sole condizioni della persona ma dipende anche dalle facilitazione o dagli ostacoli posti dal mondo fisico e sociale e dagli atteggiamenti diffusi.
Del resto la semplice conoscenza di persone con disabilità rende evidente che tra queste si possono trovare la stessa gamma di stati di salute presenti nel resto della popolazione.
In parole semplici la persona con disabilità non è di per sé un malato.
Sotto questa luce il divieto a priori di accesso ai clienti con disabilità rappresenta senza alcuna ombra di dubbio una grave forma di discriminazione che non trova giustificazione plausibile in motivi connessi alla sicurezza.
Le cronache sportive degli scorsi mesi hanno fatto conoscere al grande pubblico, e quindi crediamo anche a voi, le imprese degli atleti con disabilità alle paralimpiadi di Torino. Secondo le vostre regole la grande parte delle vostre attrazioni sarebbero vietate anche a questi atleti...
Vi chiediamo quindi di rivedere con urgenza sia le procedure di accesso delle persone con disabilità a Gardaland che i criteri di limitazione di accesso alle attrazioni facendo in modo che i clienti con disabilità non siano in alcun modo oggetto di discriminazione. La rete associativa italiana delle persone con disabilità italiana, rappresentata dalla FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap) ha espresso da tempo le competenze, capacità e realizzato esperienze concrete che dimostrano la possibilità di tradurre questi principi in scelte concrete e progettuali.
Siamo certi di una vostra positiva risposta.
Cordiali saluti.
Salvatore Giambruno
Presidente LEDHA