Il Tar Lombardia ha ordinato alla Provincia di Monza di assicurare l'assistenza “ad personam” a sette ragazzi con disabilità. Manuela Colombo (Capirsi Down): “In casi come questo le famiglie sono sole”.
Ancora una volta è stato il Tar ad assicurare a sette ragazzi con disabilità il diritto di frequentare la scuola superiore. Tra il 10 e il 20 settembre scorso, la terza sezione del Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia ha emesso sette provvedimenti per assicurare ad altrettanti ragazzi residenti in provincia di Monza e Brianza il diritto fondamentale all'istruzione. I giudici hanno ribadito "la competenza della Provincia in materia di assistenza scolastica in favore degli studenti disabili presso le scuole secondarie superiori". E per questo motivo hanno ordinato alla Provincia di Monza e Brianza di assicurare "con decorrenza immediata e con assunzione dei relativi oneri un assistente alla persona in favore del minore".
"In alcuni casi il Tribunale amministrativo ha perfino adottato un provvedimento cautelare d'urgenza immediato, nella forma del decreto, senza aspettare l'udienza - spiega Gaetano Del Luca, avvocato del servizio legale di Ledha-. Questo significa che le ragioni degli alunni con disabilità sono talmente evidenti e legittime che i giudici hanno ritenuto di accogliere in via cautelare il ricorso dei genitori emettendo un provvedimento entro poche ore dal deposito del ricorso".
Queste sette famiglie hanno deciso di presentare il ricorso quando i loro Comuni di residenza hanno comunicato la decisione di non erogare più risorse per assicurare il servizio di assistenza "ad personam" per i loro figli. "Comuni e Province si palleggiano la responsabilità. Ma questo non è accettabile: qui si parla del futuro dei ragazzi. Che hanno bisogno oggi un supporto educativo e didattico, non fra tre o cinque anni", spiega Manuela Colombo, presidente dell'associazione "Capirsi Down"
La battaglia legale, è stata combattuta da ciascuna famiglia singolarmente: "Ciascuno, purtroppo, deve fare da solo", commenta Manuela Colombo. Le associazioni, in casi come questo, possono solo fornire supporto e informazioni, incoraggiare le famiglie a combattere questa battaglia.
Fino a quando non verrà emessa una norma regionale che metterà ordine in materia, il ricorso ai giudici, purtroppo, resta l'unica arma a disposizione dei genitori. Una decisione che ha un prezzo decisamente salato: "Ciascuna famiglia si fa carico emotivamente ed economicamente di questa decisione. Ed è molto faticoso", spiega Manuela Colombo, lei stessa ha fatto ricorso tra il 2011 e il 2012 per garantire alla figlia il diritto di frequentare il liceo artistico. "Oltre ai costi da sostenere, i genitori devono avere a che fare con la scuola e le istituzioni, fare altre visite e accertamenti - conclude -. Il tutto per ottenere semplicemente il riconoscimento di un diritto".
I.S.