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18 Gennaio 2012

Piani di zona 2012 – 2014: politiche sociali a partire dai diritti

Stanno iniziando in tutta la regione i lavori per la stesura dei Piani di zona che determineranno le politiche sociali dei prossimi tre anni.

In questo periodo di crisi economica e dei bilanci pubblici le associazioni delle persone con disabilità sosterranno solo le scelte che concretamente difendano, garantiscano e promuovano i diritti delle persone con disabilità.


La Regione Lombardia è suddivisa in novantotto distretti sociosanitari che riuniscono i comuni per condividere le principali scelte di politica sociale territoriale. Proprio in questi giorni, con modalità e velocità diverse, si stanno avviando i lavori per la redazione dei nuovi Piani di Zona, cioè dei progetti e dei programmi che definiranno gli interventi sociali di ogni singolo territorio. Un lavoro in cui, come previsto prima dalla legge nazionale 328/2000 e poi dalla legge regionale 3/2008, devono essere coinvolte le organizzazioni di Terzo Settore attive a livello locale. Un ruolo che in questi anni spesso le associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari hanno sostenuto, pur tra fatiche e disillusioni, con competenza e passione.


I lavori dei Piani di Zona sono stati preceduti ed avviati da una delibera regionale (DGR 2505 del 16.11.2011 "Un welfare della sostenibilità e della conoscenza - linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello locale 2012-2014") che ha fornito le linee guida per favorire il coordinamento delle politiche del territorio con quelle della regione.

Queste nuove indicazioni intervengono su una realtà regionale e territoriale che non ha ancora raggiunto alcuni degli obiettivi prefissati nel precedente Piano di Zona, come ad esempio la riformulazione di un testo unico che disciplini le modalità di accesso ai servizi socio-assistenziali e la revisione di tutti i regolamenti comunali.

A partire da questa delibera, già oggetto di una importante riflessione curata da Carla Torselli e Marco Faini per Anffas (per approfondimenti clicca qui), LEDHA esprime alcune indicazioni su determinate tematiche che potrebbero essere affrontate in tutti i Piani di Zona, pur tenendo conto delle diverse e specifiche situazioni locali.

1. Esserci e partecipare - nonostante le tante delusioni che questo strumento di lavoro ha offerto, i Piani di Zona rimangono un'occasione importate di promozione dei diritti delle persone con disabilità, ancora più importante in questa situazione di crisi.


2. Garantire le risorse - preliminare e fondamentale dovrebbe essere la richiesta ai Comuni di compensare con risorse proprie i mancati trasferimenti nazionali e regionali, considerando la spesa per le politiche sociali tra quelle prioritarie per lo sviluppo e la coesione sociale.


3. Sperimentare la presa in carico - la Regione Lombardia, nelle sue linee guida, indica la strada della sperimentazione come modalità di lavoro dei Piani di Zona, arrivando ad ipotizzare di passare dalla ripartizione delle risorse economiche (a partire forse dal 2013) per quota capitaria, in proporzione cioè del numero di abitanti, a quella per tipologia e qualità dei progetti presentati.
In Lombardia, negli scorsi anni, si è sperimentato già molto, anche nel campo dei servizi per la disabilità, senza però incidere in modo significativo sulla modalità ordinaria di organizzazione ed erogazione dei servizi.
Per questo motivo sarebbe opportuno e interessante che l'oggetto della sperimentazione fosse proprio la promozione di nuovi modelli di welfare territoriale al fine di garantire il diritto alla presa in carico secondo la logica proposta dal documento LEDHA - "Persone con disabilità, presa in carico e livelli essenziali regionali", spingendo Comuni ed Asl ad una vera integrazione degli interventi socio sanitari e sociali, indicando a tutti gli attori in gioco, compresi i servizi consolidati, il diritto alla vita indipendente ed alla piena inclusione sociale come obiettivo prioritario di tutte le azioni dirette a tutte le persone con disabilità.

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