A fronte delle inesattezze espresse dal Ministro dell’Istruzione ,i chiarimenti di Fulvio Santagostini, Presidente LEDHA
"Non sono tagli ma risparmi, dopo dieci anni di spese in aumento" ha dichiarato il ministro alla trasmissione di Fabio Fazio "nessuna discriminazione nei confronti delle persone con disabilità".
Così presenta il proprio progetto di Scuola Pubblica Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione, approfittando dell'invito alla trasmissione Che tempo che fa, in onda domenica 13 marzo .
Tra le sue affermazioni spicca quella, clamorosa, sulla condanna subìta dal ministero per discriminazione a seguito della denuncia di 17 genitori ai cui figli disabili erano state ridotte le ore di sostegno fino al 50%. «Il ministero non è stato condannato», ha affermato Gelmini.
La condanna è stata invece emessa dalla sezione civile del tribunale di Milano il 4 gennaio 2011 a firma del giudice Patrizio Gattari. Il Tribunale Ordinario di Milano accolse infatti il ricorso presentato dai genitori di 17 studenti e da LEDHA, in collaborazione con LEDHA Milano e l'Associazione Avvocati per niente.
"Se non fosse vero che il Ministero fosse stato condannato da un tribunale per discriminazione nei confronti di studenti con disabilità perché il Ministero ha posto ricorso a tale sentenza? - si domanda Fulvio Santagostini, Presidente di LEDHA - Il Ministro Gelmini ha dimostrato ancora una volta di avere le idee un po' confuse su questi temi: mettere a ruolo insegnanti di sostegno non vuol dire di per sé aver aumentato il numero complessivo degli insegnanti ma solo aver regolarizzato il loro contratto di lavoro; affermare che i disagi sono dovuti ad una cattiva distribuzione degli insegnanti di sostegno ci sembra una risposta abbastanza discutibile e da cui nasce spontanea una domanda: - di chi è il compito di verificare una corretta distribuzione di questi insegnanti? Affermare poi che la colpa è di molti studenti con disabilità a cui vengono accertate disabilità "false" e che non dovrebbero aver bisogno di insegnanti di sostegno risulta essere, non solo offensiva nei confronti dei cittadini con disabilità e delle loro famiglie, ma fomentatrice di una cultura discriminatoria sul tema della disabilità che considera questi cittadini per lo più furbetti per i quali si devono sostenere costi improduttivi".