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4 Marzo 2011

La fatica di cambiare…

A seguito di una polemica sorta su una iniziativa riguardante l’organizzazione del sistema di welfare lombardo riguardante le persone con disabilità, LEDHA intende esprimere solidarietà ad Alessandro Manfredi

LEDHA - lega per i diritti delle persone con disabilità intende esprimere una solidarietà non solo formale ma anche nei contenuti ad Alessandro Manfredi, Responsabile del Gruppo Intesa Associazioni Disabili del Lodigiano per le critiche ricevute.

Due presidenti di cooperative sociali della provincia di Lodi ed alcuni genitori di persone con disabilità che frequentano alcuni servizi diurni hanno duramente protestato contro alcune considerazioni espresse durante la presentazione del Gruppo Intesa Associazioni Disabili del Lodigiano.

A tale proposito LEDHA vuole esprimere le proprie posizioni senza nessuna ambiguità:
"La discriminazione fondata sulla disabilità è qualsivoglia distinzione, esclusione o restrizione sulla base della disabilità che abbia lo scopo o l'effetto di pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento e l'esercizio su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani..." (art. 2 Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità).

Fra questi diritti ricordiamo:

- "la possibilità di scegliere su base di uguaglianza con gli altri il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione. (art. 19)"

ed anche di poter

- "accedere ad una serie di servizi a domicilio e ad altri servizi sociali di sostegno (...) per consentire loro di vivere nella società e di inserir visi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione."(art. 19)

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è dal 3 marzo 2009 legge dello Stato Italiano e quindi siamo tutti tenuti a rispettarne le indicazioni: norme che sono destinate a cambiare radicalmente i presupposti fondamentali, valoriali e materiali, anche della attuale rete di unità di offerta socio assistenziali e socio sanitarie attiva nella nostra regione.

E' infatti indubbio che le persone con disabilità che frequentano o vivono in questi servizi siano vittime di discriminazione e in alcuni casi di segregazione.

Si passa la giornata in un Centro Diurno o si vive in una Residenza Sanitaria per Disabili non per scelta (e infatti nessuna persona senza disabilità immagina di poter andare a vivere in una di queste strutture) ma solo perché la società non prevede altro posto, al di fuori delle famiglie di origine, per queste persone. Inoltre, nonostante gli sforzi della Regione Lombardia in questa direzione, quasi nessuna delle persone che frequenta questi servizi ha effettivamente scelto quel Centro o quella Residenza ma semplicemente è stata presa in carico dove c'era un posto libero.

La discriminazione è insomma palese. Inoltre, nel tempo, questi servizi faticano sempre più a mantenere quella spinta verso l'integrazione che ne ha caratterizzato, forse confusamente, la nascita. Si sta accettando, più o meno consapevolmente, di occuparsi della "sola" assistenza materiale e morale delle persone "ospiti" e non delle cause che hanno generato il bisogno di vivere in un determinato servizio. Quasi tutte le persone che sono state prese in carico in un Centro diurno o in una Residenza negli ultimi venti anni non hanno avuto la possibilità di inserirsi nella società su base di eguaglianza con gli altri e sempre più spesso faticano anche semplicemente ad uscire dalla struttura dove vivono.

A partire da queste osservazioni e considerazioni, le principali organizzazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari hanno iniziato a mettere in discussione, non l'esistenza, ma i presupposti ideali ed il funzionamento concreto dei servizi che, in molti casi, le stesse associazioni hanno contribuito in modo determinante a far nascere e svilupparsi.

Una riflessione difficile in cui nessuno può dire di avere la soluzione in tasca ma a cui è importante che nessuno si sottragga.

Per questo motivo LEDHA ritiene che il dibattito sorto a seguito della presentazione del Gruppo Intesa Associazioni Disabili della Provincia di Lodi sulla natura ed il valore dei Centri Diurni Disabili abbia un valore ed un interesse che valichi i confini territoriali.

Dispiace che in questa occasione di importante riflessione, si sia scelto di reagire alla affermazioni di Alessandro Manfredi, presidente del Gruppo Intesa Associazioni Disabili e consigliere di LEDHA, non sul piano dei contenuti ma attraverso una serie di attacchi personali assolutamente inaccettabili, come le accuse di follia, o comunque inappropriati, come quelle di incompetenza.

Ad Alessandro ed a tutti i leader della associazioni del lodigiano va quindi la solidarietà di tutta la LEDHA e l'incoraggiamento a continuare con coraggio e determinazione nell'impegno per la promozione dei diritti di tutte le persone con disabilità.

Al mondo della cooperazione sociale del lodigiano l'invito ad accettare l'affascinante sfida di mettere in discussione certezze e consuetudini radicate, per mettersi sempre meglio al servizio dei diritti della persone con disabilità e della comunità intera, sapendo di poter contare sulla collaborazione ed alleanza dell'intero movimento associativo.

Fulvio Santagostini, Presidente LEDHA

e tutto il Consiglio direttivo di LEDHA

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