3 Settembre 2008
Pagare il giusto: lettera delle famiglie al Comune di Castronno
Ecco la lettera delle famiglie di persone con disabilità all'Assessore ai Servizi Sociali di Castronno (Va): aprendo al dialogo, si chiede presa a cuore del nodo della contribuzione alla spesa.
La lettera, è stata consegnata durante un incontro avvenuto il 16 luglio 2008 a mano all'Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Castronno dai familiari di persone con disabilità riunite nell'associazione "Mi riguarda" insieme all'associazione "L'orizzonte", gruppo locale di volontariato.
All' Assessore ai Servizi Sociali
Comune di Castronno
Per conoscenza
All'Assemblea dei Sindaci UdP Azzate
Al Dottor Giovanni Merlo - All'Avvocato Gaetano De Luca - Ledha Milano
All' Anffas Varese
All' Anaconda Varese
Alle Associazioni del Comune di Castronno (L'Orizzonte, Centro Sociale Anziani, Good Samaritan, Legambiente, Smile, Formiche Rosse, Albica)
Ai Consiglieri di Minoranza
Gentile Assessore ai Servizi Sociali,
abbiamo richiesto questo incontro perché intendiamo riprendere il dialogo e nello stesso tempo esprimere il disagio che noi famiglie di ragazzi con disabilità del Comune di Castronno continuiamo a provare.
E' passato più di un anno dai nostri ultimi incontri presso la sede del gruppo di Volontariato "L'Orizzonte": non abbiamo più richiesto colloqui, non ci siamo più fatti sentire....
Questo lungo periodo di silenzio potrebbe far pensare ad una soluzione delle problematiche. Purtroppo non è così.
- In qualità di cittadini utenti dei Servizi Sociali del Comune di Castronno intendiamo segnalare la nostra insoddisfazione: ciascuno di noi cerca di rivolgersi agli uffici il meno possibile, solo in caso di inderogabile necessità, perché siamo sfiduciati e avviliti dai disguidi e dalla necessità di dover sollecitare continuamente: ci sentiamo poco accolti e abbiamo la percezione che non ci sia una vera e responsabile presa in carico dei nostri casi. "Presa in carico" per noi significa avere a cuore i singoli casi, conoscerne le problematiche, suggerire alla famiglia possibili soluzioni, accompagnare nelle scelte, aiutare e sostenere nel percorso, dare informazioni trasparenti, complete ed esaurienti sui documenti, sui regolamenti, sulle opportunità, , dare informazioni nei tempi utili... Il concetto di presa in carico non è una nostra invenzione.
La Legge 328/2000 e la normativa successiva indicano con chiarezza che l'Ente locale deve farsi carico del progetto individuale delle persone con disabilità.
In realtà il Servizio ci contatta quasi esclusivamente per richiederci l'Isee e per comunicarci l'aumento delle tariffe. La gestione dei servizi sociali è "faccenda" molto complessa e delicata: richiede riflessioni, progettazioni e verifiche che dovrebbero andare oltre la logica del "costo".
- Di fronte alle difficoltà che si erano verificate nei trasporti, le famiglie sono state lasciate "libere" di trovare le proprie soluzioni. Ci sembra che, in caso di disguidi, con buon senso, collaborazione e buona volontà, si possano trovare soluzioni che non penalizzino costantemente l'utenza. Prevedendo un vero lavoro "in rete", valutando i casi, pianificando gli interventi , il gruppo di volontariato locale potrebbe tornare ad essere una risorsa in coordinazione con i trasporti comunali.
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Di recente alcune famiglie, che hanno figli con disabilità che frequentano i centri diurn,i sono state contattate per l'aumento delle tariffe. Non abbiamo avuto informazione riguardo ad una modifica del Regolamento Comunale!
Non abbiamo avuto una richiesta scritta con i chiarimenti opportuni! Tutto sulla parola! Vorremmo, a tal proposito, che ci venisse illustrato con chiarezza e trasparenza quanto recentemente deliberato in merito all'aumento delle tariffe di compartecipazione per i centri diurni. La richiesta alle famiglie con figli con disabilità grave, per i quali dovrebbe essere applicato il ben noto D.L. 130/2000, di partecipare alle spese per i centri diurni con contribuzioni di 500,00 o 600,00 euro al mese non sembra una scelta a favore delle pari opportunità!
Nel Regolamento comunale abbiamo rilevato alcuni aspetti che dovrebbero essere rivalutati:
- non esiste la fascia di esenzione,
- la pensione di invalidità civile e l'assegno di accompagnamento sono parametri di riferimento per il calcolo delle contribuzioni,
- si cita all'art.1 il D.lgs. 130/2000 come norma che si intende rispettare , ma si richiede poi l'Isee dell'intero nucleo familiare,
- le "fasce" sono basse: con un Isee di 13.501 euro si fa già parte della fascia contributiva di massimo livello; tanto per citare un esempio comparativo: per l'accesso alla dote scuola della Regione Lombardia il riferimento Isee è di 20.000 euro.
- Torniamo per un momento al mese di ottobre del 2006: Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità) aveva inviato a tutti i Sindaci lombardi una lettera riguardo al problema della compartecipazione alle spese per i servizi. Le avevamo chiesto di farci saper quale posizione intendeva assumere l'Amministrazione Comunale. A questo punto, la risposta che non abbiamo finora ricevuto si palesa con le vostre ultime richieste di aumento, in controtendenza con quanto sta avvenendo presso alcuni comuni e piani di zona a causa delle vertenze aperte da gruppi di famiglie. La Ledha ha lanciato recentemente un'altra campagna sul delicato tema "Pagare il giusto" proprio per invitare i comuni e i piani di zona meno sensibili e che applicano le norme in modo scorretto ad una presa di coscienza delle difficoltà in cui vengono poste le famiglie.
- Desideriamo informarla che diverse recenti sentenze della Magistratura hanno costretto Comuni ed Uffici di Piano ad una rivisitazione e a un adeguamento dei regolamenti che disciplinano i contributi richiesti per la compartecipazione ai costi dei servizi alle persone con disabilità. Come esempio, citiamo direttamente dal sito http://www.informahandicap.it/ l'ultimo pronunciamento:
"Proprio nel momento in cui la Ledha rilancia la campagna di "Pagare il giusto", Il Tar Milano torna ad occuparsi di compartecipazione alla spesa dei servizi sociali destinati alle persone con disabilità. Con ordinanza n. 1274 del 19 giugno 2008 il giudice amministrativo milanese ha disposto la sospensione di una deliberazione della giunta del Comune di Cambiago ritenendola, ad un primo sommario esame, contraria alla normativa nazionale vigente. L'ente locale infatti nel quantificare il contributo a carico della persona con disabilità ha utilizzato un criterio assolutamente iniquo ed illegittimo, facendo coincidere tale contributo con il totale delle sue entrate, non solo di tipo reddituale, ma anche di tipo assistenziale (pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento).
La normativa nazionale invece prevede che il contributo debba essere determinato facendo riferimento all'Isee individuale del beneficiario del servizio, nel cui calcolo non si deve tenere conto delle provvidenze economiche assistenziali, ma solo dei redditi ai fini Irpef. Si tratta di un principio più volte ribadito dai tribunali. Nell'ultima ordinanza peraltro il Tar Milano si distingue dai suoi precedenti provvedimenti in quanto affronta la questione sotto un profilo giuridico diverso, richiamando per la prima volta la recente legge regionale di riforma dei servizi sociali (L.r. 3/2008) che su questo tema esplicitamente (art. 8) richiama il "rispetto della disciplina in materia di definizione dei livelli essenziali di assistenza" nonché la "normativa in materia di Indicatore della situazione economica equivalente (Isee)".Si tratta di un richiamo importante, visto che la Giunta Regionale dovrà a breve attuare le indicazioni della legge regionale sul punto, determinando le concrete modalità di contribuzione ai servizi sociali e socio-sanitari. E' evidente che tale attuazione dovrà rispettare alcuni principi generali, tra cui anche quello del riferimento all'Isee individuale nel caso di servizi destinati a persone con disabilità grave (art. 3 co. 2 ter D.lgs 109/1998)."
Infine vorremmo invitarla ad alcune considerazioni:
- la persona con una grave disabilità non lavorerà mai, non avrà mai fonte di reddito personale, sarà sempre a carico della famiglia ed è per questa ragione che il Legislatore ha previsto delle indennità, non calcolabili come reddito;
- le spese per il mantenimento di una persona con disabilità grave sono notevoli (farmaci, riabilitazione, ausili non sempre a carico del Servizio Sanitario Nazionale ....) e continue (per sempre: dalla disabilità non si guarisce!);
- la famiglia ha un notevole impegno di cura, costante (tutti i giorni e tutte le notti) e per tutta la vita (un ragazzo "sano" diventa autonomo, va per la sua strada, il ragazzo con disabilità sarà sempre bisognoso di sorveglianza e cure personali);
- non sempre si può far affidamento sulla rete amicale e familiare per l'accudimento;
- è' stato calcolato che, nel caso assurdo, che tutte le famiglie chiedano l'istituzionalizzazione dei parenti con disabilità, lo Stato fallirebbe. Dunque bisogna tener conto dell'impegno di cura della famiglia: ha un alta valenza etica e sociale, ma anche un valore economico per tutta la società. Purtroppo però molti pensano che la disabilità sia un fatto privato, non un impegno della collettività, e che come tale vada gestito: "Hai il problema? E' un problema tuo! Possiamo fare qualcosa, secondo le nostre risorse.... Ma ti devi organizzare, non è di nostra competenza....";
- ricordiamo che il mantenimento in famiglia di una persona con disabilità, sintomo di grande civiltà, è anche un risparmio per la collettività. La famiglia non andrebbe lasciata sola! Si è verificato che la disabilità è uno dei principali fattori di impoverimento della famiglia. E' già difficile e gravoso mantenere un sano equilibrio familiare e la dignità nel cercare di condurre una vita "normale". Le istituzioni sono "poco attive" nel sostenere nei modi opportuni la disabilità. Forse si potrebbe almeno pensare a forme meno vessatorie di compartecipazione alle spese;
- E'necessario che anche per Castronno ci sia una sentenza del Tar?
Ci auguriamo che non sia necessario arrivare a questo punto!
In conclusione, chiediamo a questa Amministrazione innanzi tutto la "presa in carico", che significa una "presa a cuore" della situazione, che va la di là della semplice regolazione di spesa, ma che si manifesta anche in richieste eque, attenzioni concrete, azioni mirate. Crediamo che alla limitazione delle risorse, cui spesso ci si appella, si possa e si debba far fronte con una linea politica di alto livello, eticamente ispirata e capace di valutare ad ampio spettro. Il nostro intento è collaborare, mettere a disposizione le nostre competenze, ma esigiamo nello stesso tempo risposte chiare alle nostre richieste.
Nella certezza che sia possibile un cammino insieme, ringraziamo per l'attenzione accordataci e chiediamo di concordare seduta stante la data per il colloquio di riscontro.
Castronno, 16 luglio 2008