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1 Dicembre 2023

Fede e disabilità, un dibattito con la comunità valdese

"Come noi?" è il titolo della serata organizzata dal Centro culturale protestante di Milano in programma martedì 5 dicembre. In vista dell'incontro abbiamo posto alcune domande alla pastora Elena Natoli

"Come noi? La persona con disabilità. Dall'antropologia biblica alla rappresentazione sociale" è il titolo della serata organizzata dal Centro culturale protestante di Milano in programma martedì 5 dicembre alle ore 18 nella sala attigua alla Libreria Claudia (via Francesco Sforza, 12/a) a Milano.

Al dibattito parteciperanno Giovanni Merlo (direttore di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità e curatore del saggio “A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità”), Matteo Schianchi (ricercatore presso l'Università degli Studi Milano-Bicocca) ed Elena Natoli, pastora presso la Chiesa evangelica valdese di Milano. L’incontro sarà anche trasmesso in streaming sul canale YouTube e sulla pagina Facebook del Centro culturale protestante

L’incontro vuole aprire una riflessione su quali segni, interpretazioni e ruoli ha assunto la disabilità nella tradizione biblica e nella dimensione sociale per rilanciare un nuovo sguardo e nuove parole perché la persona disabile possa finalmente riconoscersi in una narrazione di sé che affermi il pieno valore umano della sua identità specifica.

In vista della serata abbiamo rivolto alla pastora Natoli alcune domande per presentare alcuni contenuti della serata.

Quale rappresentazione dà la Bibbia delle persone con disabilità?

La Scrittura ebraica e cristiana contengono diverse teologie e diverse cristologie. Qualche esempio: Abramo, benedizione per tutte le nazioni, presenta un’immagine inclusiva di Dio che rivolge la sua salvezza al di là della dimensione etnica. All’opposto, i Libri di Esdra e Neemia sottolineano che l’elezione è rivolta solo al popolo d’Israele, dunque un Dio esclusivo.

Nel Vangelo di Marco, il più antico dei quattro, Gesù viene presentato in età adulta e colmato dello Spirito di Dio al momento del battesimo ricevuto da Giovanni il Battista. Nel Vangelo di Giovanni, l’ultimo in ordine di tempo, Gesù è identificato con la Parola-Logos di Dio che precede la creazione del mondo. È importante allora fare un’attenta analisi di ogni testo prima di generalizzare e contestualmente cercare sempre di distinguere ciò appartiene al linguaggio e cultura dei vari scrittori e ciò che si rivela essere invece parola vivificante di Dio. Il mio intervento rispetto alla persona con disabilità, connotata dall’antropologia teologica, andrà in questa direzione.

Può spiegare meglio che cosa intende?

Desidero di mostrare che Dio lo si trova sempre in una dimensione di oltre rispetto alle nostre categorie di bene / peccato / grazia. In questa ottica ogni essere umano, a prescindere da qualunque possibile differenza, è ugualmente amato, ugualmente sottratto al limite biologico ed etico insito nella sua natura di creatura, e ugualmente portatore dell’immagine di Dio.  

Il libro "Figli di Dio con disabilità" analizza il rapporto tra fede e disabilità all'interno della cultura cristiano cattolica. Le chiese protestanti hanno delle specificità nella lettura di questo rapporto?

La risposta è sì. Però, prima di procedere, correggerei la formulazione della domanda. Il saggio di Justin Glyn non analizza il rapporto tra fede e disabilità, ma il rapporto tra magistero cattolico, detenuto dal vertice della gerarchia clericale, e pensiero teologico alternativo in materia di dottrina pastorale e sociale. Ed è percepibile la fatica per affermarsi che in quell’ambiente compie ogni tipo di novità.

La chiesa protestante riformata, così come quella luterana, è priva dell’ordine sacramentale del clero perché attraverso il battesimo riconosce l’uguaglianza reale di tutti i cristiani e le cristiane e la libertà, acquisita per la morte e resurrezione del Cristo, di avere un rapporto diretto con il Padre. Non riconosciamo altro magistero rispetto a quello della Parola di Dio rivelatasi in Cristo e predicata secondo la verità dell’Evangelo.

I ministeri, tutti laici, e nessuno con carattere di esclusività nelle sue funzioni (eccezione fatta per le competenze richieste) svolgono uno specifico servizio rispetto a doni ricevuti da Dio, coltivati con lo studio e riconosciuti dalla Chiesa stessa. La Chiesa si concepisce secondo la descrizione che l’Apostolo Paolo ne fa nella prima lettera ai Corinzi, cioè come la comunità dei fedeli riuniti nell’ unico corpo di Cristo, in cui le persone e dunque i loro diversissimi corpi che la compongono, vengono illustrati come membra  (occhio, orecchio, mano, piede) portatrici di diverse capacità/abilità ma di pari dignità e utilità.

Il corpo gode di buona salute se le diverse membra sono in relazione di uguaglianza e armonia le une con le altre. La vulnerabilità, la precarietà, il diverso grado di salute e di abilità appartiene in egual modo a tutte queste componenti dell’unico corpo. Dunque le persone vulnerabili non sono le destinatarie dell’azione della chiesa, ma sono la chiesa.

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