Comunicare l'handicap - decalogo delle buone regole
di Franco Bomprezzi
Considerare nell'informazione la persona disabile come fine e non come mezzo.
Considerare la disabilità come una situazione "normale" che può capitare a tutti nel corso dell'esistenza e rispettare la "diversità" di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche.
Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo aver verificato le notizie attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale.
Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona.
Quando la persona oggetto dell'immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione. Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona disabile non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione.
Avvicinare e consultare regolarmente, nell'ambito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche.
Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi.
Considerare le persone disabili anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione.
Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine.
Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti senza cadere nella volgarità o nell'ignoranza e rispettando il contenuto della notizia.