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9 Aprile 2008

Pagare il giusto: anche il TAR di Brescia si impone

Il TAR di Brescia, accoglie i ricorsi presentati da ANFFAS Brescia e da numerose famiglie e giudica non corrette le richieste di partecipazione alla spese di alcuni comuni della provincia di Brescia.

Pagare il giusto. Ancora una volta e con sempre maggiore forza la Magistratura accoglie le tesi del movimento associativo e ribadisce il diritto delle persone con disabilità di "Pagare il giusto" per accedere ai servizi delle persone con disabilità.

Il TAR della Lombardia, sezione di Brescia, ha infatti accolto i ricorsi proposti da ANFFAS Brescia e da numerose famiglie annullando i regolamenti che disciplinavano la compartecipazione al costo dei servizi CSE, CDD e SFA dei Comuni di Cellatica, Gussago e Ome e dell'Assemblea dei Sindaci del distretto sociosanitario 2 dell'ASL di Brescia (che comprende anche i Comuni di Ospitaletto, Rodengo-Saiano, Castegnato, Travagliato, Berlingo, Torbole-Casaglia, Castelmella e Roncadelle).

Una sentenza che non a caso giunge dal TAR di Brescia, ovvero dal territorio dove ANFFAS, ha iniziato già da una decina di anni la battaglia affinché le persone con disabilità possano "pagare il giusto" per i servizi di cui fruiscono. Un impegno costante e attivo che ha permesso e facilitato il coinvolgimento di tutto il movimento associativo lombardo verso questo importante obiettivo.

Un risultato che sembrava raggiunto con l'emanazione dell'ormai famoso Decreto Legislativo 130/2000 che ha introdotto il principio in base al quale, ai fini della compartecipazione al costo dei servizi sociosanitari, la situazione economica di cui tener conto deve essere solo quella dell'assistito e non quella del nucleo familiare in cui è inserito e che se ne fa già carico.

Come è noto in tutti questi anni, però, la maggior parte degli enti locali si è opposta all'applicazione di tale principio, trincerandosi dietro la mancata approvazione di un decreto attuativo. Una posizione che gli argomenti e le richieste delle associazioni non sono riuscite a mutare costringendo i familiari a prendere in considerazione la via del ricorso legale.

Una affermazione ancora più importante, quella di Brescia, perché figlia dell'impegno diretto dell'ANFFAS che ha partecipato attivamente alla presentazione del ricorso, mettendosi concretamente a fianco delle persone con disabilità e delle loro famiglie vittime di questa grave situazione di discriminazione.

Una sentenza importante perché, come sottolinea il comunicato dell'associazione "riconosce la fondatezza di molte delle rivendicazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie in materia di compartecipazione al costo dei servizi. Viene confermato che il principio della situazione economica del solo assistito è immediatamente precettivo e, quindi, vincolante per i Comuni, anche in assenza del decreto attuativo. La sentenza inoltre afferma che la possibilità di allargare la valutazione della situazione economica all'intero nucleo familiare deve essere limitata ad ipotesi assolutamente marginali, che devono tenere conto 'delle concrete condizioni di vita di una famiglia che accoglie al suo interno una persona svantaggiata'. Il TAR di Brescia ha quindi ritenuto del tutto irragionevoli i regolamenti che prevedevano che le persone con disabilità partecipassero al costo dei servizi anche se privi di reddito, o in possesso di redditi inferiori al minimo vitale, o comunque minimi. I regolamenti comunali sono quindi stati annullati. Non solo, i giudici hanno sottolineato la necessità che i comuni assumano le loro scelte in materia di partecipazione al costo dei servizi da parte dei cittadini svolgendo approfondite indagini che valutino le conseguenze della disabilità sul bilancio familiare. E' stato inoltre precisato che le provvidenze economiche erogate a titolo assistenziale (quali pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento) non costituiscono entrate, in quanto redditi esenti ai fini IRPEF, come già recentemente affermato anche dal TAR Milano con sentenza dell'8 febbraio 2008 n. 303."

Da sottolineare anche il passaggio in cui il TAR afferma come i Comuni debbano coinvolgere le Associazioni delle persone con disabilità prima di assumere le decisioni che li riguardano per mettersi nelle condizioni di sviluppare politiche condivise ed efficaci, facendo proprio, di fatto, lo slogan del movimento mondiale delle persone con disabilità che afferma "Nulla su di noi, senza di noi".

Una ulteriore sentenza che segue altre recenti e analoghe a Milano, Lucca, Firenze, Catania e nelle Marche, che speriamo spinga le Amministrazioni Comunali a modificare finalmente i propri regolamenti nel pieno rispetto dei diritti delle persone con disabilità.

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