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25 Marzo 2025

Centri per la vita indipendente al via. Un primo bilancio

LEDHA ha analizzato i progetti approvati dalle ATS. C'č stata una risposta positiva e numerosa da parte di Comuni e associazioni ma la diffusione dei centri non č omogenea e si fatica a definire la figura del "Consulente alla pari"

Tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025 sono stati approvati dalle ATS lombarde i progetti redatti dagli Ambiti territoriali per l’attivazione dei Centri per la vita indipendente (Cvi) istituiti dalla Legge Regionale 25/2022: “Politiche di welfare sociale per il diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità”. 

LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità -che nel 2019 ha avviato il percorso che ha portato all’approvazione della normativa regionale- ha analizzato tutti i progetti presentati e redatto un primo report di monitoraggio. Questo documento vuole essere una fotografia d’insieme delle nuove realtà che stanno prendendo forma nel territorio lombardo, cercando di far emergere le linee di continuità, le differenze ed anche individuarne i punti consolidati e quelli, eventualmente, critici.

Come previsto dalle “Linee guida per il funzionamento e la gestione dei Centri per la Vita Indipendente” approvate nel 2023 la proposta di attivare i Cvi è stata indirizzata in via preferenziale ai 30 Ambiti territoriali che gestiscono i fondi Pro.vi (su un totale di 91 Ambiti attivi in Lombardia) che coinvolgono, nel percorso di progettazione, almeno due associazioni rappresentative e altri due Ambiti territoriali. Complessivamente, gli Ambiti coinvolti sono stati 61.

Come previsto dalla normativa regionale verranno attivati 33 Centri per la vita indipendente, di cui due nella città di Brescia e tre in quella di Milano. In altri casi è prevista l’apertura di più sedi che fanno capo allo stesso Cvi, per un totale di 41 sportelli. I diversi partenariati hanno coinvolto complessivamente 234 enti, di cui 66 pubblici (22 aziende sociali, 25 ambiti, otto Comuni, dieci di altra natura, tra cui alcune ASST) e 168 enti di Terzo settore (tra cui 74 associazioni e 86 Cooperative sociali).

Tutti i progetti indicano tra le attività quelle previste dalle Linee guida regionali, ovvero le attività di front e back office e di sensibilizzazione della comunità. Inoltre, spesso, vengono indicate anche altre attività opzionali previste dalla Linee guida tra cui, ad esempio, l’orientamento all’accesso a diritti esigibili (16), l’affiancamento nella ricerca dell’assistente personale (17), l’orientamento alle opportunità abitative e alle forme diverse di sostegno all’abitare (15), l’informazione sull’accessibilità di spazi e luoghi di interesse per la persona con disabilità (17), la promozione di gruppi di auto mutuo aiuto (13).

Quasi tutti i progetti (eccetto quattro) indicano in modo esplicito di volersi impegnare in attività di comunicazione, ad esempio con l’attivazione di pagine web, attività sui social e produzione di volantini. In alcuni casi si pensa anche alla realizzazione di newsletter, campagne di sensibilizzazione e all’attivazione della funzione di ufficio stampa.

Luci e ombre di questi primi mesi

La lettura e una prima analisi dei progetti permette di tracciare un primo bilancio -con luci e ombre- sull’implementazione dei Centri per la vita indipendente in Lombardia:

  • La risposta dei Comuni e quella massiccia delle associazioni, delle cooperative sociali e degli altri enti di Terzo settore è da considerare un’adesione e un sostegno alla proposta riformatrice della Legge regionale 25/22.

  • Forte attenzione a creare le condizioni per fare emergere i desideri, le aspettative, le preferenze e i progetti delle persone con disabilità: l’ambizione di costituire un “luogo nuovo” per sostenere le persone con disabilità (coinvolgendo familiari e operatori) nell’espressione della loro volontà, che è la premessa indispensabile per l’esercizio della libertà di scelta e quindi della vita indipendente.

  • La diffusione dei Centri non è omogenea. Una situazione rappresentata in modo plastico dal contrasto tra la Provincia di Brescia (con nove Cvi e la quasi totalità degli ambiti coinvolti) e quella di Sondrio, rimasta completamente esclusa da questo percorso.

  • Difficoltà di molti progetti a inquadrare e valorizzare il ruolo del “Consulente alla pari” che, in alcuni casi, non viene neanche inserito nell’équipe del Centro ma viene equiparato alle figure di supporto, che vengono utilizzate a chiamata. Una difficoltà prevedibile e comprensibile, anche perché in Lombardia è difficile trovare oggi persone con disabilità disponibili a svolgere questo compito.

  • A fronte di un numero importante di associazioni di persone con disabilità coinvolte si nota una spaccatura rispetto al ruolo che viene loro assegnato. In alcuni casi -tendenzialmente corrispondenti a esperienze pregresse di Agenzie/Centri per la vita indipendente- il loro ruolo è centrale fino ad assumere il ruolo di capofila; in altri sono confinate al ruolo di sostenitori o membri di una cabina di regia.

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